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Il 7 dicembre è stata lanciata l’iniziativa #LombardiaperlaCultura, presentata da Cristina Cappellini, Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia, a pochi giorni dall’inaugurazione, fissata per il 10 dicembre a Soncino. Il progetto prevede il susseguirsi di iniziative disseminate su tutto il territorio regionale, con lo scopo, più unico che raro, di favorire la riscoperta dei territori lombardi da parte di coloro che li abitano. Abbiamo parlato nell’ultimo post (La responsabilità individuale come strumento di diplomazia indiretta) della necessità strategica di consolidare le azioni di promozione del Paese sulla scena internazionale proprio a partire dall’individuo, dal valore che ogni cittadino riesce a trasmettere. L’esempio della strategia regionale lombarda mette in luce una lungimiranza che merita di essere riconosciuta e valorizzata. Al di là di tutte le polemiche ideologiche sul tema dell’identità, è oggi quanto mai necessario supportare le comunità territoriali nella difesa delle proprie tradizioni e nel riconoscimento della propria unicità. Non si tratta di assecondare la retorica o la semantica etnicista, bensì di contribuire attivamente al coinvolgimento delle comunità nella comprensione del proprio valore.

Nel 2008, in occasione dell’Assemblea Generale dell’International Council on Monuments and Sites, è stata emanata la Québec Declaration on the Preservation of the Spirit of Place, che ha formalmente dato un volto al tema dell’identità dei paesaggi culturali, e ne ha definito un ecosistema concettuale. Per poter conservare un sistema culturale, occorre conoscerlo. Per poter comunicare il valore di un territorio, occorre conoscerlo. Per poter valorizzare il passato come motore di innovazione, occorre conoscerlo. La Banca Mondiale ha pubblicato, nel 2012, lo studio Economics of Uniqueness, che fornisce elementi di riflessione utili alla comprensione dell’autopercezione storica come elemento necessario per la resilienza culturale, sociale ed economica. L’unicità dei luoghi genera diversificazione culturale, favorisce i processi di progressivo arricchimento della società (derivanti dalla contaminazione, dalla reinterpretazione o dall’innovazione).

A livello internazionale esistono azioni di grande respiro, per il supporto all’autocoscienza storica e culturale, ma l’Italia, immersa nella sua sovrabbondanza di siti, monumenti e paesaggi, sembra non aver mai avuto il tempo di occuparsene. Questa volta una Regione ci stupisce, mostrando piena consapevolezza dell’esigenza di far fronte ad una trasformazione sociale e culturale che ci sta trovando impreparati. Occorre riscoprire il nostro territorio, per poterlo proteggere e per poterne promuovere la bellezza e la vivacità. Onore al merito per un’azione di diplomazia culturale che, anziché imporre strategie sproporzionate rispetto alla capacità dei territori, riconosce che il modo migliore per poter raccontare la bellezza dei territori è cedere la parola a chi, di quella bellezza, è complice e custode.

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